mercoledì 11 maggio 2011

la Ceci

trattasi di curioso animaletto di genere femminile, la cui caratteristica è riassumibile in un nostalgico aggettivo: comunista.
nell'epoca odierna in cui il comunismo sopravvive solo nelle fantasie del SatiroPremier, in qualche isola caraibica e in qualche negletto paese terzomondista, la Ceci è l'ultimo autentico baluardo rosso.
Di background non propriamente proletario, ha genitori professionisti ex sessantottini o almeno implicati anche lontanamente in qualche rubrica di terza categoria di Radio Alice; afferma con orgoglio di essere del quartiere Cirenaica "un tot proletario, cioè un miscuglio di razze, di gente che vive in comunione col prossimo, dove ci sono le osterie, mica ci stanno i fighetti come loro (es Marty&Ludo)".
Se omaggiata di qualche capo di marca riconoscibile taglia l'etichetta per manifestare contro la globalizzazione e lo sfruttamento del lavoro, esibendo orgogliosamente buchi come voragini di campi minati; il suo look tipo comprende echi flower power, abbigliamento usato (non vintage, usato e basta), magliette comprate agli stand del Manifesto, gioielli etnici, spesso date le disponibilità economiche della famiglia comprate in loco, in viaggi superborghesi che lei cela agli amici meno abbienti.
Per lei è tutta una nostalgia, fuorchè degli anni '80, universalmente riconosciuti come anni consacrati al consumismo: del Sessantotto, della rivolta studentesca del '77, del G8 di Genova, dei Modena City Ramblers che cantano Bella ciao in piazza...
Se tatuata sfoggia fatine ed elfi spesso messi in evidenza da magliette autotagliate ad arte.

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